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GO' O GHIOZZO ZOSTERISESSOR OPHIOCEPHALUS
Nome:
GO’ O GHIOZZO Zosterisessor ophiocephalus

Dove vive:
Il Ghiozzo gò è comune in acque marine costiere, negli estuari e nelle lagune sal mastre, a modeste profondità, su fondali melmosi dove sono insediate praterie di zostere e posidonie, che costituiscono un elemento discriminante per le scelta dell’habitat di questa specie.


Non tollera acque eccessivamente dissalate, mentre sopporta bene le basse temperature. È una specie territoriale che utilizza come rifugio tane scavate nel fango tra le radici; le tane assumono strutture e funzioni diverse nel corso dell’anno. Sembra che in inverno questa specie scavi tane verti cali rettilinee che si affondano nel sub strato fino a 1m di profondità. L’accesso al rifugio è unico e la profondità sembra essere inversamente correlata con la tem peratura dell’acqua. Ogni tana è abitata da un solo individuo. Completamente diversa è la struttura delle tane scavate nel periodo riproduttivo. Nei mesi estivi, dopo la riproduzione, gli adulti si portano in acque più profonde; è possibile tuttavia reperire in acque lagunari tane occupate da individui di taglia media e piccola. Queste hanno forme diverse sia da quelle di “svernamento” che da quelle “riproduttive ”. Possono essere costituite da un breve cunicolo che termina in una camera circolare oppure da un tunnel scavato in orizzontale con due accessi. A prescindere dalla loro struttura, tutti i rifugi sono scavati nei letti di zostera, con gli accessi ben nascosti tra i rizomi. Le pareti interne, inoltre, sono compatte e rivestite da una pellico la di muco.

Come vive:
Scarsissime sono le informazioni sulle abi tudini alimentari del Ghiozzo gò. La dieta è esclusivamente carnivora. Le prede pre ferenziali, selezionate probabilmente in base alle dimensioni, sono rappresentate da crostacei, come pure molluschi e poli cheti. Si nutrono anche di piccoli pesci, in particolare latterini, noni e alcune specie di ghiozzi di piccola taglia.

Cosa mangia:
Dati non pervenuti

La riproduzione:
La maturità sessuale è raggiunta intorno al secondo anno di età e la stagione riproduttiva si estende dalla fine di febbraio a maggio. L ’indice gonadosomatico, sia nei maschi che nelle femmine, aumenta lentamente già a partire da settembre;a gennaio sale rapidamente per raggiungere il picco a febbraio. Nei maschi in fase riproduttiva le vescicole seminali aumentano notevolmente di volume e sono ripiene di un secreto viscoso a funzione ancora incerta. La riproduzione avviene in tane scavate a pochi centimetri di profondità sotto un letto di rizomi di zostera. La forma è piuttosto complessa:si estende in orizzontale e consta di una camera centrale concamerazioni laterali e due o più ingressi rappresentati da brevi cunicoli che confluiscono nella camera centrale. Le uova, adesive e a forma ellittica, sono deposte a gruppi sui rizomi di zostera che pendono dalla volta del nido. Infine, osservazioni svolte in laboratorio hanno messo in evidenza che, anche in questa specie, il comportamento aggressivo e riproduttivo sono caratterizzati tra l ’altro da emissione di suoni.

Come riconoscerlo:
I Ghiozzi appartengono all ’ordine dei per ciformi, famiglia Gobiidae e sono caratterizzati dall ’avere modeste dimensioni (massimo 20 cm), gli occhi posti sul lato dorsale del capo e le pinne ventrali fuse tra loro a formare un organo adesivo che funziona come una ventosa. Sul dorso sono presenti due pinne ravvicinate, di cui quella anteriore contiene dei raggi spinosi. La pinna caudale è di forma allungata e tondeggiante. La distinzione dei sessi è possibile dalla forma della papilla genitale, che è conica nel maschio e trapezoidale, mentre nella femmina ha due punte terminali. Durante il periodo riproduttivo i maschi hanno colori più brillanti rispetti alle femmine. La colorazione della specie ha una marcata variabilità, Gobius Paganellus risulta il più colorato e la livrea può variare dal bruno al giallastro con macchie scure più o meno distinte.

Come distinguerlo:
Dati non pervenuti

Diffusione e pesca:
È oggetto di forme locali di pesca. Per la cattura sono utilizzati bertovelli o nasse innescate con poltiglia di granchio; un ’esca particolarmente efficace è la “moleca ”, ovvero individui di Carcinus mediterraneus in muta. Il metodo di pesca più specifico, oggi quasi in disuso, rimane tuttavia quello “a braccio” nei mesi invernali, durante la bassa marea, i pescatori camminano per lunghi tratti entro la laguna e, individuata una tana, vi infilano il braccio e catturano i ghiozzi gò.

Mercato:
È commercializzato soprattutto nei merca- ti ittici del Veneto,ad un prezzo netta- mente superiore rispetto agli altri Gobidi.

Consumo:
Il ghiozzo gò è considerato un pesce dalle carni saporite.

Allevamento:
Dati non pervenuti

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